un piacere, un ricordo, un affetto che la celiachia non ha scalfito. Credo che se non fosse stato così ne avrei sofferto. Il ricordo di mia nonna è anche lì, nel profumo della pannocchia bollita.
La nonna paterna super intelligente e dolce (anche se lei faceva di tutto per non farcelo credere) che oggi avrebbe compiuto 95 anni. Si festeggiava sempre il giorno dopo (perché l’11 è il mio onomastico) e così approfittavano per fare i regalini anche a me (bimba viziata che ero)!
Non c’era estate da bambina che io passassi con lei (praticamente tutte) senza una pentola piena di acqua e pannocchie profumate, tiepide e tenere: io ci impazzivo e ci impazzisco tuttora, ma senza la nonna Francesca è difficile riprovare esattamente le stesse sensazioni. La mia nonna amata, l’unica che avevo perché quella materna è morta prima che io nascessi.
L’aiutavo a sbucciare le pannocchie, giocavo e combinavo, insieme ai miei cugini, un macello per casa con quelli che io identificavo come i “capelli” della pannocchia. Ho imparato a riconoscere quelle che cuociono bene e sono tenere e quelle che invece anche se le lasci sul fuoco 24 h saranno sempre dure…
E per mia fortuna qui a Roma al mercato ho trovato quelle buone: vedete che i chicchi sono chiari? Ecco queste son pannocchie piuttosto tenere che cuoceranno entro un tempo ragionevole. E questo è il periodo giusto per trovarle e gustarle…

©Pannocchie Bollite©

  • Pannocchie di Mais dove i chicchi son di un giallo chiaro, più scuro è il chicco più dura sarà da cuocere
  • acqua
  • sale (che io non ho messo)

Sbucciate le pannocchie: togliete tutte le guaine ed i capelli 😛
Infilatele dentro una pentola piena di acqua fredda (e salate, anche se secondo me vanno salate solo a fine cottura). Da quando ho acceso il fuoco ho calcolato in tutto 3 ore di cottura a pentola coperta e fiamma bassissima. In ogni caso provate con la forchetta: se i chicchi cedono facilmente ci siamo.
A questo punto non vi azzardate a tirare via tutte insieme le pannocchie dall’acqua (mia nonna cominciava a sbraitare se osavo), devono rimanervi immerse finché non saranno finite tutte, altrimenti diventano dure, secche e cattive. Quindi prendete solo quelle che mangerete e le altre lasciatele in acqua!
Eccola cotta:

Addentatela e per favore anche se lo fate non ditemelo che ci avete messo sopra la maionese o peggio il Ketchup, vi concedo solo 1 filo di burro… anche se io l’ho sempre mangiata così liscia liscia…

E tanti auguri alla mia nonnina 🙂

con una canzone della Bertè che mi ricorda quando, nell’ estate del ’79, in cui settenne la cantavo (tutti i giorni) a squarciagola insieme a mia cugina ed una mia zia giovanissima (che non c’è più), mia nonna ci disse chiaramente di andare a cantarla fuori dalla portata delle sue orecchie…
eh sì era burbera, ma un vero tesoro!

D’Estate… le Pannocchie…
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14 Commenti in “D’Estate… le Pannocchie…

  • 10 luglio 2011 at 7:06
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    meravigliose!Scatenano anche in me tantissimi ricordi belli.Era la mia merenda preferita!

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  • 10 luglio 2011 at 7:30
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    Le pannocchie bollite qui in Nuova Zelanda sono un'istituzione, anche perche' la polenta e' una cosa esotica (pensa te!). Di solito le pianto e fresche sono buonissime! Mia nonna, invece, ne aveva il campo pieno (veneta) eppure ci faceva solo la farina, quindi non ho ricordi come i tuoi. Ti do un +1 per i tuoi ricordi!

    Buona domenica, e se ti va di passare ho i biscottini alle mandorle senza glutine :-).

    Ciao
    A.

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  • 10 luglio 2011 at 16:07
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    Oggi sono 5 mesi esatti che la mia nonna materna è venuta a mancare….sono cresciuta con lei..
    Felix ma che coincidenze, oggi mentre tornavo da un giro dei colli tortonesi, ascoltavo i successi della Bertè e contemplavo i campi stracolmi di pannocchie, alte non so quanto!!!!

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  • 10 luglio 2011 at 16:18
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    Monica! Anche io son cresciuta con mia nonna… facevo il diavolo a quattro per stare sempre con lei. E' una figura irripetibile diversa dai genitori, la cui mancanza brucia sempre ed è un incolmabile.
    MI sarebbe piaciuto essere lì sui colli tortonesi! Ma chissà che oggi mia nonna nata il 10 luglio e la tua spirata sempre il 10 di 5 mesi fa non siano insieme lassù…

    Ale@ mai spiegato io perché al nord non si è mai radicata l'usanza di mangiare le pannocchie come accade al sud… forse saranno migrati tutti in Nuova Zelanda dove invece – come dici – è un'istituzione e non lo sapevo! Grazie per l'info 🙂

    A tutte un forte abbraccio e grazie per essere passate 🙂

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  • 10 luglio 2011 at 23:21
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    sai che sono barbara? il mais in scatola mi piace un sacco, le pannocchie lesse no, ma è possibile?

    però a leggere il tuo post mi viene voglia di riprovarci…

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  • 11 luglio 2011 at 12:25
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    Un racconto dolcissimo Felix; sei riuscita a trasmettere benissimo le sensazioni, gli odori, le emozioni. Un bacio per la tua nonnina, dovunque essa sia.

    Rispondi
  • 11 luglio 2011 at 22:29
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    Cara Olga, anch'io come te ho un ricordo amatissimo di mia nonna e mio nonno legato al mais, perché ricordo ancora quando da piccola li accompagnavo nei campi a raccoglierle! una per una, e ricordo ancora la sensazione dolorante ma di piena libertà che provavo a camminare sul mais steso su teloni giganti che ricoprivano l'aia, lasciati lì a seccare, chicchi che poi venivano portati al mulino per ricavarne la farina con cui mia nonna prepararava la polenta, col latte, con carni in umido, col merluzzo in umido. Mi manca molto, è mancata a 90 anni, ma non mi sarei mai stancata di starla ad ascoltare quando raccontava i suoi tempi… così come mi manca mio nonno, pronto a scherzare a vedere sempre il lato buono delle cose. Un abbraccio

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  • 12 luglio 2011 at 12:06
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    Da mia nonna dormivo in un letto "a casettone" (come quelli delle vecchie navi) su un materasso di…foglie di mais, proprio così, che frusciavano ad ogni movimento, ma io ero piccola e magra come uno scricciolino e ci dormivo benissimo. Altro ricordo: lo "sgranamento" delle pannocchie, ognuno con il suo pezzettino di canna appuntito ad arte per far saltare via i chicchi che poi venivano stesi al sole e smossi ogni giorno affinchè si seccassero ben bene. La polenta invernale (da noi si mangia macinata fine) servita sulla spianatoia e condita con sugo di costine e salsicce (e relative guerre tra ragazzini a chi arrivava primo a fregarsi la salsiccia più grossa). E la polenta che avanzava ripassata a cena in padella aglio, olio e peperocino finchè non faceva quella bella crosticina tanto appetitosa. Ah, per me le pannocchie (marrocche in pescarese, marulle in teramano…e via così, diverse ed uguali in ogni provincia) solo arrostite.

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  • 13 luglio 2011 at 18:03
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    Si sa quando il maís é tenero, pungendo gli chicchi colla ungia. Se sorge uno liquido lattiginoso, lo é.
    Proba a macinare gli chicchi per fare una panqueca. E buona! E lo é di piu con il burro e il formagio.

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  • 14 luglio 2011 at 6:08
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    Ma grazie per avermi lasciato anche i Vostri ricordi… bello leggerVi tutte… 🙂

    Benvenuta Olmar! Ho visitato il tuo blog ed è molto bello, grazie per i consigli su come riconoscere il mais tenero 🙂

    Un abbraccio a tutte! 🙂

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  • 14 luglio 2011 at 9:27
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    mi viene la bava solo a leggere il titolo del post… adoro le pannocchie!
    penso che un po' tutti abbiamo dolcissimi ricordi delle nostre nonne, alcuni legati proprio alle pannocchie. noi le si faceva sotto la brace … mmmm *ç*
    grazie per aver risvegliato questa parte della nostra vita! ciao.

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