E l’ho provata, da sola ovviamente, altrimenti non si capisce come rende.
Alla fine con un pacco di 500 g di farina, il pane ce lo fai una volta.
Ed ho seguito con una metà la ricetta sul pacco; all’altra metà ho aggiunto farina di riso e farina di quinoa.

La farina è indubbiamente buona, buon profumo (come la Nutrifree blu), quasi senza retrogusto (come la blu), anche questa andrebbe mischiata, da sola non ce la fa, un po’ troppo gommosetta.

Tutto sommato se vi va di usarla, potete considerarla un sostituto della Nutrifree blu, anche se in lievitazione rende di meno, cioè in forno non ha quegli exploit tipici della sorellina blu ed il motivo risiede nel fatto che nel mix Bio manca l’idrossipropilmetilcellulosa, il quale è l’unico (insieme a tutti i derivati della cellulosa) che simula l’effetto del glutine in cottura.

Ha due qualità interessanti: è ben elastica (anche troppo e secondo me è questo che la frena in lievitazione. Sì perché le gomme aggiunte, malgrado siano sostituti del glutine, non sono glutine e quindi non interagiscono nello stesso modo. Pertanto se la gomma aggiunta è troppa, questa frena la lievitazione: lo xantano questo scherzo lo fa) e fa un crosta bellissima, forse la crosta migliore che ho trovato in un pane senza glutine.

La crosta… che non dipende da pieghe o giravolte fatte fare all’impasto del pane (come ho letto ahimè in giro), ma dalla qualità della farina che si usa (e mi pare che si veda), dal recipiente in cui si cuoce il pane, dal forno e dall’umidità che in esso si crea e dalla pezzatura: più è grande la pagnotta e più la crosta tenderà a diventare umida e a perdere fragranza; più piccolo è il panino e più la crosta si manterrà fragrante. E non è solo un cruccio nostro, ma anche di chi panifica con glutine in casa, che di pieghe e giravolte al pane gliene fa fare mille, eppure…

©Pagnottina con Mix Bio Nutrifree©

  • 250 g di farina mix bio nutrifree
  • 210 g di acqua tiepida
  • dai 3 ai 5 g di lievito di birra secco
  • 1 cucchiaio di olio
  • 2 g di sale
  • 1 cucchiaino di zucchero

Sciogliere il lievito nell’acqua con lo zucchero, unire la farina, iniziate ad impastare, e poi unite il sale (poco) ed infine l’olio. Fateglielo assorbire bene.
Noterete che vi verrà una palletta elastica, fatela lievitare sulla carta da forno, coperta a campana, circa 2 orette abbondanti, spennellatela un pochino con acqua e olio e fatela cuocere per 4 minuti a 230° e per 40 minuti a 200°

Io per la verità l’ho cotta qua dentro, poggiandola sulla refrattaria, anche se dopo 15 minuti l’ho aperta:

Si chiama Panera è in silicone a marchio Lekuè
Se digitate su google trovate tutto anche dei video esplicativi e questa foto è presa dal web
Può anche darsi che la crosta dipenda dall’uso di questo aggeggio, tuttavia erano buonissimi anche dei piccoli panini (che avevo cotto nel solito modo) a cui avevo aggiunto 100 g tra farina di riso e farina di quinoa, portando l’acqua a 305 g
Questo l’interno, mollica gommosetta, compatta, ma morbida, il sapore è molto buono. E’ la consistenza che lascia a desiderare (o meglio: è quella tipica di un pane senza glutine, leggermente lucida. A me piace la mollica asciutta, leggermente filacciosa, quella del PANE insomma. E finora mi ci sono avvicinata solo con il mix per pane a tre farine che uso sempre).
In ogni caso la farina è di buon livello.
Andrebbero fatti altri esperimenti e testarla per realizzare la pasta in casa, ha una tenacia che si presta.
Un abbraccio!
Olga
 
piccolo p.s. solo chi è celiaco (e magari adulto che si ricorda il pane di prima) dovrebbe preparare il pane per altri celiaci. Io non mi voglio accontentare e chi celiaco non è, troppo spesso per noi fa e propone di fare un pane di cui ci dobbiamo accontentare, visto con i miei occhi panini (fotografati aperti quasi mai) dei quali la mollica (quando ci concedono di vederla) è un ammasso lucido. 
Forse rileggere Rodàri può far bene, può ricordare che cosa significa il “pane” (che ha un ruolo “atavico”, impresso cioè nella nostra memoria atavica) e perché ad un celiaco manca così tanto e non si vuole accontentare… 
Le filastrocche dei mestieri.
 
S’io facessi il fornaio
vorrei cuocere un pane
così grande da sfamare
tutta, tutta la gente
che non ha da mangiare.
 
Un pane più grande del sole,
dorato, profumato
come le viole.
 
Un pane così
verrebbero a mangiarlo
dall’India e dal Chilì
i poveri, i bambini,
i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data
da studiare a memoria:
un giorno senza fame!
Il più bel giorno di tutta la storia.
 
Il pane: Filastrocca tratta da “Filastrocche in cielo e in terra” di Gianni Rodari ed. Einaudi.
Pane con Mix Farina Bio Nutrifree

8 Commenti in “Pane con Mix Farina Bio Nutrifree

  • 18 settembre 2013 at 8:20
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    devo dire un gran bel pane sarei riuscita a realizzare con quel mix di farine

    Rispondi
  • 18 settembre 2013 at 11:01
    Permalink

    …e scatta la caccia all'accessorio nuovo di Olgaaaaaaaaaaa

    🙂

    Rispondi
  • 18 settembre 2013 at 11:48
    Permalink

    Ciao Olga! Ho comprato la panera giusto 2 settimane fa! Ma non ho avuto ancora modo di usarla.
    Dato che non ho questo mix di farine, pensi che potrei utilizzare il vostro classico mix x pane, lasciando invariati gli altri ingredienti?
    Quando hai messo il pane nella panera? dopo la lievitazione?

    Grazie, un bacio!

    p.s.
    Comprendo "il tuo P.S.".. io non sono celiaca, ma mio marito che lo è invece, non ha mai avuto l'onore di assaggiare il vero pane glutinoso… sono io che mi ostino a ricercare un pane senza glutine che abbia un buon sapore, un buon profumo e una buona consistenza.. fosse x lui.. non avendo avuto termini di paragone con cibi glutinosi, direbbe che è buono anche il polistirolo! 😉

    Aspetto la tua risposta… così farò anch'io questo pane.. e ti farò sapere!

    Grazie ancora! <3

    Rispondi
  • 18 settembre 2013 at 12:45
    Permalink

    Grazie Gunther 🙂

    A te Vale la regalo io! Così ti creo un problema in più 😛

    Micol usa tranquillamente il mix solito e la ricetta che fai sempre. L'unica cosa è quella di non lavorare più di 300 g di farina e di metterci l'impasto subito, dopo averlo lavorato. Così si fa una sola lievitazione e poi in cottura. E' meglio fare così con i nostri impasti e quell'aggeggio

    Grazie a te 🙂

    p.s. fortunato tuo marito 😉

    Rispondi
  • 18 settembre 2013 at 14:50
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    Mmmm…attrezzo curioso e interessante! L'ho trovato in vendita su un sito, saprò resistere o mi butterò nell'acquisto? Smania da novità!

    Rispondi
  • 18 settembre 2013 at 15:50
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    che aggeggio è questo? io non lo compro, troppa roba ho già in cucina, ma è buffo.
    come al solito il tuo pane è bellissimo.
    quando tornerò a panificare… 🙁

    Rispondi

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